CHI SONO I GENITORI SPAZZANEVE?
Genitori, il mestiere impossibile! Un mestiere quotidiano fatto di dedizione, fatica, impegno e grande responsabilità. Nonostante o forse proprio per questo il mestiere dei genitori è sempre esposto a critiche, a volte anche a "mode" su cos'è giusto o sbagliato fare.
Sebbene nel mestiere del genitore non ci sia in assoluto un bene o un male, è necessario osservarsi e interrogarsi circa comportamenti e atteggiamenti educativi che pur partendo dalle migliori intenzioni rischiano di rivelarsi dannosi.
In ambito anglosassone è nato il termine di "genitori spazzaneve", ovvero quei genitori pronti a spianare la strada al figlio sgomberandola da ogni possibile difficoltà, intervenendo al posto del figlio, proteggendolo non dai pericoli (come in parte è giusto e fisiologico), ma da tutte le possibili frustrazioni.
Guardando questa immagine molto esaustiva, la cosa che mi ha sempre colpito è la rappresentazione del figlio alle spalle dei genitori ricurvi nella fatica del compito. Il figlio, con le mani in tasca, è un misto di disimpegno e disinteresse: quasi annoiato percorre la sua strada o forse quella dei genitori.
L'aspetto su cui vorrei soffermarmi non è tanto quello del figlio e di possibili danni a cui l'atteggiamento genitoriale potrebbe portare, ma mi interessa comprendere meglio cosa vi sia nelle menti di questi genitori.
I più critici potrebbero rispondere che in loro alberga il desiderio che il figlio non arrechi loro problemi. Pensano: "Te li risolviamo noi i problemi perché un tuo problema diventa un nostro problema e noi non ne abbiamo voglia. Così, dato che noi siamo più capaci di te a comprendere le situazioni, te la diamo noi la soluzione". Questa interpretazione potrebbe avere un senso, ma penso che nelle menti di questi genitori ci sia dell'altro. Forse in loro c'è il desiderio di vedere i propri figli felici e realizzati, forse in loro c'è la convinzione che il mondo è un posto complicato in cui le persone ti ostacolano, calpestano i tuoi diritti e che il loro compito, in quanto GENITORI, sia quello di evitare che tutto ciò accada. Forse la vicinanza che caratterizza la genitorialità attuale e che spinge i genitori ad essere al fianco dei figli e comprendere le loro emozioni, può portare ad un "eccesso" di empatia per il quale un figlio che soffre è qualcosa di intollerabile.Eppure l'empatia è la chiave del successo nella relazione con i figli.
Dobbiamo, tuttavia, avere sempre in mente che l'empatia è un "essere con l'altro" non è essere l'altro. Empatia comporta una distanza e comprendere quanto debba essere questa distanza è forse la chiave di volta.
Il genitore dovrebbe chiedersi "a quale distanza è giusto che guardi mio figlio che affronta un problema?" "cosa gli sta comunicando il mio sguardo? fiducia ( in sè stesso e negli altri)oppure paura, sfiducia nelle sue capacità, ansia?"
Ricordiamo che siamo degli specchi attraverso i quali i nostri figli si guardano e che in età evolutiva credono all'immagine che noi abbiamo di loro più di qualsiasi altra cosa.
Infine ricordiamo cosa ha significato la dimensione della fatica, dell'impegno e anche dell'errore nella nostra vita, non è forse stata fondamentale?
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