domenica 19 aprile 2020

DEPRIVAZIONE SOCIALE: NUOVE EMERGENZE?



Ci sono esperimenti nella storia della psicologia che sono diventati celebri e che oggi per ragioni etiche non sarebbero ripetibili. Uno di questi è l’esperimento di Harlow che per testare le teorie di Bowlby sull’attaccamento aveva separato i macachi cuccioli dalle loro madri. Egli aveva osservato il loro comportamento in isolamento in compagnia di un biberon che erogava latte e/o di una mamma-pupazzo che non dava nutrimento, ma simulava la possibilità di ricevere “calore emotivo”. I risultati indicarono come i cuccioli preferissero passare il tempo attaccati alla mamma pupazzo piuttosto che attaccati al biberon. Morale: abbiamo bisogno di relazione per sopravvivere.

Questo filone di studi si è concentrato anche sui comportamenti che tendevano a manifestare i macachi in isolamento.
I comportamenti anomali rientravano nelle seguenti aree:
·       MOVIMENTI STEREOTIPATI: ondeggiare, girare intorno, movimenti ritmici grosso-motori..
·       COMPORAMENTI SOCIALI ANOMALI: paura, ritiro, mancanza di gioco, apatia e indifferenza verso stimoli esterni, carenze comunicative e aggressività
·       COMPORTAMENTI ANOMALI DIRETTI AL SE’ : fissazioni orali, autolesionismo, autoerotismo
·       COMPORTAMENTI RIPRODUTTIVI ANOMALI
·       COMPORTAMENTI MATERNI ANOMALI: da adulte le madri si disinteressano dei cuccioli o diventano abusanti nei loro confronti
La deprivazione sociale porta a sviluppare tutta una serie di conseguenze durature nel comportamento sociale, emotivo e non solo.

Certo ciò che hanno vissuto questi macachi è molto diverso da ciò che viviamo noi oggi in quarantena. La loro deprivazione è stata una deprivazione dal legame primario, quello con la madre.

Oggi i nostri cuccioli non solo non sono stati deprivati dal legame primario, ma anzi hanno spesso avuto l’occasione di passare con i genitori molto più tempo di quello che generalmente passano nel quotidiano. Credo che di questo dovremo farne tutti tesoro, non solo come un ricordo che ha reso questa esperienza più lieve, ma anche per fare scelte diverse.

Tuttavia è indubbio che una sorta di deprivazione sociale la stiamo sperimentando tutti. Possiamo in parte rivederci nei comportamenti dei macachi deprivati: in casa a vagare nel nulla, ripiegarci su noi stessi, sul nostro corpo, a volte nervosi, a volte apatici a disabituarci a relazionarci con l’altro.
Credo che questa disabitudine possa essere il principale rischio: come i macachi che perdono interesse a relazionarsi con l’altro anche noi potremmo tutto sommato abituarci a questo isolamento?

La relazione d’altra parte è impegnativa, richiede impegno, energie, responsabilità, capacità di negoziare, ascolto, comprensione, il mettersi in gioco, fatica, fatica e ancora fatica.
Ma è anche bella, stimolante, arricchente. La relazione è vita.

Uscire dalla zona di confort che tutto sommato ci siamo creati sarà la prossima sfida.

Un’altra riflessione che mi viene da fare è come i giovani stiano riuscendo a superare questa esperienza senza contraccolpi evidenti. Questo almeno è ciò che mi pare di cogliere.

Questo ci stupisce: come mai coloro che più di tutti in questa fase traggono energia vitale dalle relazioni al di fuori del contesto familiare oggi non scalpitano (almeno non come ci aspetteremmo) a stare chiusi in casa?

Forse sono più abituati a mantenere e coltivare i contatti al di là delle distanze fisiche grazie alla virtualità che conoscono meglio di tutti.

O forse questa virtualità li ha abituati e in parte già disinteressati ai contatti umani veri relegandoli in quell'esperienza buia che sta diventano la nuova emergenza giovanile, ovvero l’isolamento sociale?

Forse questa quarantena ci avrà dato la possibilità di avvicinarci un po’ al loro mondo.