Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta esperto in età
evolutiva, ha regalato a tutti noi questa filastrocca come stimolo per aiutare
a rielaborare questo presidio per i bambini.
Pellai è stato molto apprezzato per il suo contributo, ma
anche aspramente criticato da coloro a cui non è piaciuta la disinvoltura con
cui ha promosso questa misura di sicurezza sui bambini. In realtà Pellai ha
semplicemente cercato di aiutare genitori e bambini ad adeguarsi a quello che
per i bambini al di sopra dei 6 anni è una misura obbligatoria per limitare la
diffusione del virus (dai 2 ai 6 anni è a discrezione del genitore,
controindicata sotto i 2). Nessuno potrebbe davvero pensare che la mascherina
sia ideale per i bambini e che non abbia nessun impatto sul loro modo di
relazionarsi all’altro, in particolare all’adulto, sul loro modo di giocare ed
esplorare l’ambiente. Sta di fatto che ad oggi la mascherina oltre ad essere
una prescrizione di legge è anche una delle misure più efficaci per limitare il
contagio.
Anche il tema mascherina può comunque essere occasione per
diventare ancora più consapevoli dell’importanza del contatto viso a viso in
età evolutiva e non solo.
Proponiamo una interessante riflessione di Valeria Voli,
psicomotricista e insegnante di Massaggio AIMI, rispetto a questo tema.
“Ultimamente
mi è capitato con diverse mamme di dovere affrontare l'argomento
"mascherina" dal punto di vista dei bambini.
Il
dato oggettivo è che i bambini tollerano e rielaborano questo presidio in
maniera personale e differente. A seconda dell'età, del temperamento, delle
circostanze familiari, e di molte altre variabili.
Ciò
che rimane, tuttavia, come minimo comune denominatore, è che la mascherina
copre una parte del volto.
Ci
siamo domandati cosa significa questo nella relazione? Ci siamo domandati
quanto sia difficile per un bambino accettare di portare la mascherina, e di
entrare in contatto con adulti e bambini che portano la Mascherina?
Proviamo
a ragionare.
Questo
presidio lascia scoperti gli occhi e poco altro del volto delle persone. Ciò
significa che la grandissima parte di muscoli facciali preposti alla
comunicazione non verbale del nostro stato d'animo viene occultata. Se pensiamo
dunque a ciò che nell'immaginario collettivo viene riconosciuto come
inquietante, non faremo fatica ad individuare quei personaggi delle fiabe che
spesso spaventano i bambini: fantasmi, banditi, pirati con la benda
sull'occhio, ladri con il passamontagna... Tutti personaggi che in qualche modo
celano parti del viso.
La
maschera d'altronde è sempre stato un escamotage anche nel mondo classico,
nell'ambito teatrale, per interpretare una parte e celare la propria identità.
Si nascondeva il "prosopon" Ovvero il volto, l'aspetto della
persona.
Proviamo
ora a immaginare ciò che accade nei primissimi mesi della vita del bambino dopo
la nascita. Lo sguardo della mamma e del papà, dei fratelli e dei famigliari,
diviene sempre più decifrabile, più conosciuto e rassicurante proprio grazie al
fatto che il cervello del bambino (e quello delle persone che si prendono cura
di lui) riesce a codificare tutte le espressioni del volto dell'altro, a
partire dall'integrazione di ciò che "dice" lo sguardo e ciò che
"dice" Il resto del viso (mediante i numerosissimi muscoli
d'espressione).
Cosa
possiamo quindi dedurre da questa beve riflessione? Possiamo intuire quanto sia
profonda la difficoltà per i bambini (soprattutto i più piccoli, soprattutto
laddove ancora il canale della verbalizzazione ed espressione delle proprie
emozioni sia ancora in via di sviluppo o immaturo) di accettare queste nuove
misure, questa barriera che impedisce di conoscere, scrutare, vedere, osservare
e decifrare il volto dell'altro. Proviamo a immaginare quanto sia difficile
giocare, divertirsi e imparare senza vedere il sorriso dell'altra persona
(coetanei, amici di giochi, terapisti, insegnanti...).
Interroghiamoci
anche su questo, e forse troveremo nuove vie per sostenere i nostri bambini
nelle nuove sfide che queste circostanze ci impongono”
Augurandoci
che questa restrizione possa finire al più presto proviamo ad immaginare in
quali modi la mascherina possa essere introdotta al bambino laddove sia
obbligatoria o necessaria per limitare situazioni potenzialmente pericolose
come i luoghi affollati.
GRADUALITA’:
facciamo indossare la mascherina in casa, lasciamo che il bambino si guardi
allo specchio, fotografiamolo e osserviamo con lui cosa copre e cosa lascia
scoperto. Lasciamo che si abitui a portarla prima in casa e per periodi
limitati di tempo e poi per brevi passeggiate, aumentando gradualmente i tempi.
TRASFORMIAMOLA
IN UN GIOCO: i bambini rielaborano e comprendono le situazioni attraverso il
gioco. A cosa serve la mascherina? A proteggerci dalla diffusione del virus. Se
pensiamo con la mente del bambino possiamo paragonare la mascherina ad uno
scudo protettivo. Costruiamo con lui una narrazione che abbia senso e che lo
aiuti a comprendere a cosa serve utilizzando le sue immagini mentali.
Carichiamo l’oggetto di accezioni positive come forza, coraggio, potenza..
DECORIAMOLA
INSIEME: scegliamo insieme a lui immagini di personaggi preferiti e decoriamola,
personalizziamola insieme al bambino
COINVOLGIAMO
IL BAMBINO NELLA COMPRENSIONE DEL CRITERIO IN BASE AL QUALE METTERLA: cerchiamo
di spiegare al bambino che la mascherina ci serve quando siamo in contatto con
le persone, quando non riusciamo a stare distanti, ma concediamogli di
toglierla quando siamo in una strada deserta o quando non ci sono rischi di
contatti ravvicinati.
TRASMETTIAMO
AL BAMBINO L’IMPORTANZA DI SEGUIRE LA REGOLA: possiamo anche condividere con il
bambino il disagio dell’indossare la mascherina, ma è importante che gli
facciamo capire che per il bene di tutti ci sono delle regole che vanno seguite
anche se non ci piacciono. Fondamentale è quindi dare il buon esempio.
I
bambini, come spesso accade, introiettata in modo corretto una regola,
diventano più bravi di noi a rispettarla e ci faranno notare quando non lo
faremo. Come sempre abbiamo molto da imparare.
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