Prima
di scrivere questo post ci ho pensato molto… Mi sono chiesta ce ne sarà davvero
bisogno?
In
questi giorni ho letto molto sul Coronavirus, molte riflessioni anche
interessanti. Personalmente ritengo di aver avuto bisogno di un po' di tempo,
tempo per capire, rielaborare, rendermi conto di ciò che stava accadendo. Non
so se ci sono riuscita, ancora è difficile prenderne in pieno coscienza,
tuttavia una riflessione l'ho fatta e ho voglia di condividerla.
Penso
che questo momento ci possa far riflettere sui diversi modi che ha l'uomo per
fronteggiare le difficoltà. È sempre interessante guardarsi dall'esterno,
studiare le potenzialità infinite del genere umano, le sue contraddizioni, le
ambiguità, la ricchezza, la complessità della nostra specie.
Oggi
vorrei parlarvi di resilienza. Resilienza è un termine molto utilizzato
in molti ambiti (psicologico, ma non solo anche sportivo, lavorativo...), in
realtà è un termine preso in prestito dalla fisica e si riferisce alla
proprietà di alcuni materiali di non spezzarsi di fronte alle forze avverse
applicate, ma di cambiare e adattare la sua forma. Partendo da questo concetto
la psicologia ha preso a prestito questo termine per indicare come la persona,
davanti alle difficoltà, sappia far emergere o sviluppare capacità e risorse
inaspettate che non avrebbe sviluppato altrimenti. Visto in questo modo la
difficoltà si va a configurare come una circostanza migliorativa nel percorso
di vita dell'individuo.
Nel
contesto Coronavirus possiamo dire che questa circostanza, in tutta la sua
drammaticità, si stia comunque dimostrando un'occasione per sviluppare
resilienza. Vediamo quali sono i diversi processi resilienti che possiamo
osservare nel modo di reagire delle persone e vediamo anche quali sono le
deviazioni in cui c'è il rischio di incappare.
Una
delle modalità con le quali le persone hanno reagito è stato il riconoscersi
(verrebbe da dire finalmente) come un'unica comunità. Abbiamo visto in
modo chiaro come ci sia stata la necessità di andare sui balconi, di esporre
segni di appartenenza e speranza, di creare rituali di elaborazione della
situazione e di infondere speranza. La resilienza in questo caso si evidenzia
in una presa di coscienza dell'appartenenza comunitaria e questo ha stimolato
azioni di solidarietà: quando ci si riconosce nell'altro, quando sentiamo in
modo forte la nostra natura sociale (in un momento di isolamento, notate bene)
emerge la nostra innata capacità di essere empatici, di sentire il bisogno di
fare qualcosa per l'altro.
Un
altro aspetto che ha a che fare con la resilienza riguarda i bilanci, i
cambi di prospettiva che questo momento di sospensione ci sta costringendo
a fare. Di fatto ci troviamo costretti a fare delle riflessioni.. Una
condizione non banale. Siamo sempre così incastrati nelle nostre routine
organizzate che spesso non abbiamo il tempo e il modo di sentirci. Siamo spesso
in fuga da noi stessi, dalle nostre emozioni, dai nostri valori e dalla nostra
vera essenza. In questo periodo siamo costretti a riflettere su questo. Molti
di noi potrebbero accorgersi che non stanno percorrendo strade in cui davvero
credono e avranno la possibilità di cambiare o semplicemente di conoscersi
davvero. Potrebbe non essere facile, potrebbero cadere delle certezze,
potrebbero emergere emozioni negative che siamo ormai abituati a sotterrare, ma
alla lunga ci allontanano da noi stessi.
Questo
tempo non ci dà solo l'opportunità di riflettere su noi stessi, ma anche su
questioni globali. Sembriamo aver ripreso coscienza di far parte di un tutto
più grande di noi, sembriamo aver ripreso rapporti con il trascendente. Ci
siamo emozionati osservando la natura che riprende i suoi spazi, i delfini nei
porti, l'aria pulita…Abbiamo fatto riflessioni sull'inquinamento, sulla
necessità di cambiare le cose e anche sull'impotenza dell'uomo che ha la grande
illusione di controllare tutto, ma si ritrova in ginocchio davanti
all'invasione di un virus.
Tutte
queste riflessioni hanno molto a che fare con la resilienza, così come con essa
hanno a che fare le vignette su Facebook e su Whatsapp che ci fanno sorridere
nonostante il momento così drammatico. Sembra strano accostare le grandi
riflessioni sull'umanità a qualche battutaccia fatta girare sui social, eppure
anche l'ironia e l'umorismo sono un modo di fronteggiare le difficoltà,
soprattutto quelle che non possiamo cambiare e su cui non abbiamo il controllo.
D'altronde
l'uomo è così, la vita è così: c'è il tendere verso le grandi questioni a cui
non potremo mai dare una risposta e poi ci sono gli aspetti più concreti, le
cose "stupide" che però ci mancano.
Questo
momento così particolare ci dà così l’occasione di cogliere i diversi modi in
cui sviluppare resilienza: riconsiderare i propri obiettivi, rimodulare
traiettorie di vita, percepire un diverso legame tra sé e l’altro, acquisire
una visione complessa del rapporto con il pianeta, fare crescere o coltivare
(accorgersi che esiste) una parte spirituale, coltivare l’umorismo, l’ironia,
saper sorridere.
Viene
quindi da chiedersi: come sarà il dopo? Sarà davvero così diverso dal prima? Le
persone faranno davvero dei cambi di vita? Avranno davvero una diversa
consapevolezza del rapporto tra sè e l'universo?
Oppure
torneranno alle loro routine, riprenderanno l'agenda in mano e ricominceranno
ad incastrare l'allenamento di calcio con quello di basket con il corso di
yoga, ricordando come una strana parentesi questo periodo di sospensione della
propria vita?
La
risposta dipende da noi. Di sicuro chi sta subendo delle perdite importanti non
avrà la vita di prima, per questo è giusto ricordarsi che questo momento, pur
mettendoci tutti nelle stesse condizioni, è in realtà molto diverso per
ciascuno. La stessa differenza è quella che c'è tra chi sta passando la
quarantena in casa e chi sta fronteggiando in prima linea l'emergenza
sanitaria, chi vede e vive ogni giorno situazioni estreme che sicuramente non
dimenticherà.
In
generale possiamo augurarci che la "normalità" possa tornare quanto
prima e che in questa nuova- vecchia ritrovata normalità sappiamo fare tesoro
degli spunti che oggi scegliamo di voler cogliere.
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